Le valigie di Rossella Roli

Incontrare Rossella Roli nel suo studio significa entrare in uno spazio dove si conserva e si tutela memoria. Non è mai facile poter raccontare della storia personale e del mondo con passo poetico, ma Roli riesce nell’impresa e lo fa da quando ha deciso di attraversare l’arte utilizzando diversi contenitori, piccole valigie che per la maggior parte raccolgono il suo percorso biografico e talvolta manifestano tematiche sociali, altre volte “incastri” di memorie su commissione.

«Non ho mai amato l’arte “statica”, il fissare a distanza le opere: mi piace che la spettatrice, lo spettatore possa mettere le mani sul lavoro, voglio che gli assemblages che costruisco interagiscano con gli osservatori non solo a livello visivo, ma con tutti i sensi», spiega l’artista, che ha alle spalle un percorso all’Accademia di Brera concluso nel 2009.

I suoi rifermenti vanno dall’opera di Louise Bourgeois (guardando in particolar modo alle Celle, per la loro complessità anche materiale), ai contenitori di Joseph Cornell, passando l’Yves Klein della spiritualità del colore, e una particolare installazione di Pino Pascali, i 32 metri quadrati di mare circa, guardata per la sua capacità di svelare l’infinito attraverso una pratica quasi ludica, fino al lavoro di Lucy Orta, per i celebri kit di sopravvivenza e per i passaporti per i territori dei ghiacci, assunti dall’artista inglese come luoghi dell’arte per il loro essere liberi da burocrazia e politica, e che con il lavoro di Roli mantengono un legame a latere, vicino all’idea di viaggio.

Accanto al concetto “ghiaccio” inoltre, quasi a livello di onomatopea, c’è da sottolineare l’importanza che riveste un particolare materiale nella produzione dell’artista: il vetro. Rigido eppure effimero, il vetro per l’artista è condizione di assenza-presenza, divenendo uno dei simboli della memoria, ma anche di “attacco”, come accade per esempio in Coup de foudre. L’Assalto, dove le delicate freccette cristalline sono colpi di fulmine che si spezzano, richieste di attenzione sottoforma di dardi destinati a cadere, incapaci di colpire l’oggetto d’amore che si allontana.

Beauty Train Case. Centomila baci è una delle prime valigie realizzate, e racconta di un complesso dialogo tra l’artista e la madre: gli oggetti presenti in quest’opera sono metafora di un rapporto travolgente che trasforma i proiettili di una delicata pistola-sparabaci dalla canna trasparente in rossetti color fuoco, proposti insieme al kit per armeggiare in questo rituale, delitto senza sangue ma solo d’amore: ci sono i guanti per impugnare l’arma e il piccolo barattolo d’olio per prepararla, e le fotografie del proprio Oggetto sentimentale.

Porzione di cielo e mare. Viaggio a Goring La, è invece la possibilità di intraprendere un viaggio per la propria felicità, per un’ascensione. In questo set sono conservate una serie di mappe che portano a 7mila metri di altitudine, in un punto ben preciso dove miscelare le porzioni di cielo e mare che l’artista ci fornisce in apposite ampolle da viaggio e che permetterebbero, in via ideale, di raggiungere uno stato di karma, spinti da una forza superiore. Una valigia, insomma, di strumenti per una “liberazione”.

Va ricordato, inoltre, che gli assemblages di Rossella Roli si distinguono per un “tempo” continuamente ibridato: gli stessi contenitori sono già apparentati ad un passato, ad un loro percorso, e il contenuto non è mai creato ex-novo ma è raccolto con dovizia dagli angoli più disparati del mondo e va, dunque, a comporre un mosaico del nostro presente, senza dimenticare l’origine e la tensione verso il futuro.

Tema Celeste identifica una serie di Io in dialogo con l’esterno osservante, in una modalità soggettiva: «Sono le mie identità intercambiabili che, in questo caso, interagiscono con lo spettatore; dodici protesi oculari di vetro, preziose perché dipinte a mano, che rappresentano l’occhio introspettivo, con cui mi guardo dentro, quello ironico e quello autorevole. Ma anche quello burbero e affettuoso, posti accanto a quello timido. Sono tanti gli Io, forse scissi, che vedo in me. A ricomporli c’è l’occhio centrale, azzurro come il mio, che li sussume tutti e che è posto sotto una grande lente», spiega l’artista. Un “grande vetro” che ci rivela anche una mappa stellare con il percorso della vita, dalla nascita alla morte prevista, in un vero e proprio tema natale.

In Me and You. Picnic Set le maschere antigas sono protezione, nido, angolo sicuro in un mondo dal quale, però, non siamo affatto riparati. Continua Roli: «Quest’opera manifesta la preoccupazione e l’allarme per le conseguenze derivate da un incontrollato inquinamento dell’aria e ribadisce quanto sia di vitale importanza la salvaguardia dell’ambiente come diritto assoluto della persona e della collettività». Non è un caso, infatti, che nelle maschere antigas si ritrovino incorporati fiori, profumatissime Speronelle rosa e viola.

C’è invece un’altra installazione, intitolata Disney Express Lunchbox. The First Day of School che una volta allestita mette in scena una vera e propria classe, dove a rappresentare i bambini sono una serie di tipici banchi di formica verde. Ognuno è corredato da una “scatola della merenda”, contenente oltre il thermos e il cibo, anche una maschera antigas. Anche in questo caso il problema è sociale, e la maschera è l’elemento inquietante che rivela una situazione di precarietà, «Nonostante i diritti che prevedono un adeguato sistema educativo siano tutelati, non si distoglie il pensiero dai possibili futuri conflitti, dal rischio costante di un tragico evento», chiosa l’artista.

A Maria Brunello, ultima opera su commissione realizzata da Roli (in copertina), indaga con tratto poetico una memoria personale che si intreccia indissolubilmente con le efferatezze della Prima Guerra mondiale. È una valigia che testimonia il toccante racconto orale di una madre alla figlia, impressionata dopo la scoperta, di quello che successe sull’Altopiano di Asiago durante il conflitto del ’15-’18. Scoperti dalla bambina che giocava in quel luogo utensili da campo, pezze di stoffa fossilizzate nel terreno; attraversati camminamenti relativi a ex trincee quasi scomparsi, vengono a galla le memorie di una generazione che ha visto i propri giovani agonizzanti tra il filo spinato invocare la morte per mano dei propri compagni. Prova di forza "politica" fra Stati che altro non fu, per i soldati e le famiglie, che una carneficina di centinaia di migliaia di “martiri” chiamati alla difesa di pochi chilometri di terra di nessuno. Un fronteggiamento vano di uomini che non può e non deve, a distanza di un secolo, passare inosservato. Così come Rossella Roli, attraverso i suoi contenitori di memoria, ci insegna a non lasciar scorrere la nostra esistenza e le sue complessità.

Matteo Bergamini

2014
Via Dogana N. 110 - settembre 2014
Rivista di pratica politica
Libreria delle donne di Milano